Appunti utili per l'esame - Antropologia dell'educazione - in cui si analizza il testo di Chinosi che affronta il tema dell'immigrazione attraverso delle interviste alle mamme immigrate provenienti da diverse comunità: albanese, cinese, Rom e Sinti, islamica, tunisina e senegalese. Uno sguardo delle mamme sulle mamme per conoscerne usanze e credenze, per approfondirne le difficoltà a integrare la cultura di origine con le esigenze del paese ospitante e immaginare nuovi percorsi di accoglienza e vera integrazione.
Sguardi di mamme: modalita' di crescita dell'infanzia straniera
di Barbara Reanda
Appunti utili per l'esame - Antropologia dell'educazione - in cui si analizza il
testo di Chinosi che affronta il tema dell'immigrazione attraverso delle interviste
alle mamme immigrate provenienti da diverse comunità: albanese, cinese, Rom
e Sinti, islamica, tunisina e senegalese. Uno sguardo delle mamme sulle
mamme per conoscerne usanze e credenze, per approfondirne le difficoltà a
integrare la cultura di origine con le esigenze del paese ospitante e immaginare
nuovi percorsi di accoglienza e vera integrazione.
Università: Università degli Studi di Perugia
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Pedagogia
Esame: Antropologia dell'educazione - III modulo: la
cultura come ritualita’ legata alla nascita, saperi
allevanti, pratiche di cura dell’infanzia.
Docente: P. Falteri
Titolo del libro: Sguardi di mamme: modalita' di crescita
dell'infanzia straniera
Autore del libro: Chinosi L.
Editore: Franco Angeli
Anno pubblicazione: 20021. Immagine della famiglia in cambiamento
L’organizzazione culturale della società italiana di questi ultimi decenni porta con sé l’esigenza di rivedere
l’immagine di famiglia collocandola, per la nostra e le altre culture compresenti nel territorio, tra
cambiamento e tradizione. Da un punto di vista antropologico la famiglia è quel luogo simbolico e concreto
in cui prendono forma le credenze sul significato della vita e della morte e dove si vivono tutti i momenti
critici dell’esperienza personale che, laddove non siano fronteggiabili da soli, richiedono il sostegno della
stessa e della comunità (Diasio, 2000 in L. Cninosi 2002); ed è sempre nella famiglia che riposa il nocciolo
duro della nostra identità. Ecco perché la famiglia è tanto importante per lo sviluppo armonico della
personalità fin da piccolissimi. E’ proprio in seno alla famiglia che possono nascere e risolversi alcuni dei
problemi legati all’evoluzione della stessa: tali problematiche fanno riferimento ad un disagio che non è solo
quello conclamato, di chi sta ai margini della società ma al contrario è un disagio sociale che può riguardarci
tutti: il disagio dei normali. Nel processo dinamico della vita di ogni persona e dei suoi gruppi di riferimento
infatti (famiglia originaria, nuova famiglia, gruppo dei pari ecc) appaiono momenti di crisi, di rottura o
conflitti che sono legati a cambiamenti biologici, spaziali, psichici e relazionali. Le crisi possono essere
accompagnate da una sensazione di non ritorno dovuta a cambiamenti radicali come l’ingresso nel mondo
del lavoro, l’inizio della vita di coppia, la maternità, l’invecchiamento: ripensarsi ed abbandonare la vecchia
definizione di sé diventa a volte difficile o addirittura impossibile. L’impossibilità di assumere un nuovo
ruolo li fa entrare nel disagio conclamato. Tale disagio si manifesta certamente con più forza quando c’è
una situazione di migrazione che è fattore di stress emotivo potenzialmente traumatico: la loro condizione
liminale infatti fa si che le donne immigrate vivano in bilico tra due mondi quanto mai distinti: quello di
provenienza e quello in cui, se non loro, almeno i loro figli dovranno inserirsi. La condizione di straniere le
porta a rivedere sé stesse: costantemente l’Io tenta di barcamenarsi, di mediare tra la funzione ontologica
legata al passato all’identità storica, cioè quella frazione di sé che non si è disposti a cedere, e la funzione
pragmatica, legata al presente ed ai processi di integrazione con i connazionali e ogni persona lo farà in
modo differente. Per tutti questi motivi è impossibile catalogare o categorizzare sotto l’unica voce
“immigrato” tutta la complessità che questa condizione si porta dietro; sia perché ogni storia è a se stante sia
perché le voci sono tante, differenziate per contenuti emotivi e ognuna reclama un ascolto privilegiato.
Barbara Reanda Sezione Appunti
Sguardi di mamme: modalita' di crescita dell'infanzia straniera 2. Modalità di categorizzazione differenti
Il testo intende indagare e mettere a confronto le varie concezioni culturali legate alle pratiche di cura
dell’infanzia. Per analizzare i saperi legati al maternage la Chinosi ha realizzato delle interviste ad alcune
mamme immigrate in Italia. La presenza di bambini immigrati nel nostro paese infatti è per l’Italia un
fenomeno relativamente recente. Il problema delle cure che i più piccoli ricevono resta un ulteriore zona
d’ombra perché si conoscono molto poco le modalità di cura “altre” perché poco indagate sia nei paesi di
origine che in quello ospitante. La diversa concezione di cura rende differente anche le modalità di accesso
ai servizi educativi e sanitari: nella nostra società la visita medica viene richiesta per una patologia in atto
ma anche solo per semplice controllo clinico, a scopo preventivo; il genitore immigrato invece ricorre al
pronto soccorso ospedaliero o la guardia medica bypassando così le strutture territoriali come ad esempio i
consultori. Per poter intervistare queste donne è stato opportuno partire dalla consapevolezza che neanche
l’identità sessuale può essere considerato un fattore di omogeneità perché anch’esso strettamente legato alla
cultura e in modo particolare quando si parla di maternità ancora più perché essa ha a che fare col corpo
prima che con la mente. Il punto è che attraverso queste storie è possibile condividere una prospettiva critica
e una capacità propositiva sui nostri metodi di allevamento ed educazione dei bambini. La nostra cultura
occidentale ci ha sempre spinto a ragionare per binari; sin dalle sue origini la cultura occidentale ha
affrontato ogni differenza con il metro della gerarchizzazione stabilendo a priori una graduatoria di valore
tra gli opposti. Basti pensare alla dicotomia forma-materia, anima-corpo, maschio-femmina, adulto-
bambino, uomo-animale, cittadino-barbaro della civiltà classica. La stessa categorizzazione che vede
differenti le posizioni di chi come ad esempio le mamme senegalesi credono che i nuovi nati, in quanto
reincarnazione dei defunti, appartengono allo stesso modo alla vita e alla morte; compito della madre è
quello di fare una buona accoglienza per convincerli a restare e non tornare indietro così le nuove ipotesi
scientifiche che attribuiscono la morte in culla a una regressione delle funzioni respiratorie alla fase fetale.
Non sono due visioni opposte: anche se uno si rivolge all’immaginario e l’altro alla ragione sono
semplicemente due linguaggi che intendono dire la stessa cosa.
Barbara Reanda Sezione Appunti
Sguardi di mamme: modalita' di crescita dell'infanzia straniera 3. Pratiche di materane straniero: una realta' arricchente
Oppure c’è molto da imparare dalle cure del puerperio quando nella cultura islamica si crea un clima
privilegiato di cura e affetto mentre da noi molte donne vengono lasciate sole e abbandonate
psicologicamente e socialmente in un moneto così delicato, proprio quando si fa strada lo spettro della
depressione. In particolare il valore della solidarietà comunitaria e familiare, nonché delle reti femminili di
sostegno in situazioni di precarietà e di crisi, la capacità di produrre coesione e appartenenza svolta dai riti di
ospitalità e dalle feste religiose. In situazioni di emergenza, come può essere la nascita di un bambino, c’è un
forte bisogno di mettere in atto capillari processi di identificazione per non sentirci cancellati
dall’alienazione, dall’estraneità e dall’anomia che caratterizza il mondo in cui viviamo: la difficoltà ad
integrare spezzoni di vita non infatti non riguarda solo gli extracomunitari ma anche “noi”, sempre più divisi
tra tendenze globali e locali in una pluralità di appartenenze, precarietà di ruoli e modelli di vita conflittuali.
I flussi culturali globali non fanno che destabilizzare. e disorientare i nuovi genitori non fornendo né aiuto
concreto né notizie utili ma solo un insieme frammentato di informazioni che non costituiscono un sapere
organico come invece poteva essere quello delle nostre nonne. Non più tardi di alcuni decenni fa difatti il
nostro paese assomigliava sotto molti aspetti culturali a quello di molte donne provenienti da luoghi lontani:
la conoscenza diretta di un modello di maternage appreso dato dal forte tasso di nascita, dalla presenza di
motti bambini fratelli, nipoti ecc..l’occuparsi direttamente dei fratelli o dei bambini presenti nella famiglia
fornisce alle donne straniere come alla rete femminile di molte società contadine italiane di 50 anni fa, un
accurata rappresentazione dello sviluppo del bambino, permettendo loro di ricorrere meno frequentemente ai
manuali sull’infanzia o all’uso del pediatra. Il rilievo posto sulle difficoltà incontrate dal soggetto spesso
invece contribuisce ad identificare l’immigrato come una persona priva di capacità e di risorse, per molti
aspetti bisognosa. L’immigrato è una persona che arriva nel nostro paese il proprio bagaglio di esperienze
con una serie di abilità e comportamenti appresi e interiorizzati. Si presuppone che nell’interesse di tutti sia
semplicemente meglio che lo straniero si adatti alla cultura italiana. Ma questa è solo una visone riduttiva
perché etnocentrica. Le cure dell’infanzia delle donne straniere mostrano invece un forte sapere dato
soprattutto dall’alto tasso di nascite e dal vivere in famiglie estese. La conoscenza diretta di un modello di
maternage appreso e costantemente verificato allora è un valore aggiunto: chiedere alla mamma immigrata
di adattarsi sarebbe solo un impoverimento. Scoprire le pratiche di cura dell’infanzia straniera quindi è un
arricchimento per tutti anche perché significa riscoprire le nostre tradizioni e vederci simili e differenti al
tempo stesso.
Barbara Reanda Sezione Appunti
Sguardi di mamme: modalita' di crescita dell'infanzia straniera